Lo sviluppo del progetto ha portato gruppi locali a coinvolgere alcune classi di studenti dai 12 ai 16 anni un workshop didattico di approfondimento storico sul genocidio del popolo Rom e Sinti durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel percorso del workshop (10 ore per ogni classe) i diversi gruppi locali hanno pensato a modalità partecipative e interattive per coinvolgere ed incuriosire gli studenti, utilizzando video e testimonianze dirette, interviste ad esponenti della comunità Rom e Sinti ma anche il racconto del viaggio e dell’esperienza fatta ad Aushwitz-Birkenau dai giovani leader.
Ciascun workshop didattico si è concluso con un’esibizione o una presentazione pubblica del lavoro fatto dai gruppi ai coetanei e agli adulti (insegnanti, genitori e cittadini).
- In Portogallo, a Figueira da Foz, i giovani hanno presentato i disegni frutto del loro coinvolgimento nel workshop alla fiera della scuola João de Barros. A Braga i manufatti e i disegni realizzati dagli studenti durante i workshop didattici sono stati esposti a scuola in una mostra su Olocausto, discriminazione e razzismo. La mostra rimane aperta per tutta la comunità educativa (insegnanti, genitori, familiari degli studenti e persone del quartiere).
- In Polonia, gli studenti di Zabrze hanno potuto visitare la mostra permanente sulla Cultura Rom presso il Centrum Historii i Kultury Romów di Oświęcim.
- In Italia, a Bologna gli studenti coinvolti nel workshop hanno contribuito all’allestimento e alla presentazione della mostra fotografica “Porrajmos lo sterminio dimenticato dei Romanì”, proponendosi come accompagnatori e guide dei visitatori alla mostra. A Firenze gli studenti sono stati accompagnati a visitare il Museo delle Deportazioni, e hanno contribuito con idee e riflessioni all'evento "Rom e Sinti raccontano…" che ha visto la partecipazione di esperti del tema (tra cui Luca Bravi, Pino Petruzzelli e alcuni giovani leader). A Napoli invece, il laboratorio ha avuto come obiettivo la creazione di un video con la tecnica dello stop motion. Nel video, intitolato “Vita da Rom” i ragazzi hanno raccontato luoghi comuni e i pregiudizi associati ai rom, sostituendoli progressivamente con un glossario comune costruito grazie al dialogo e al confronto con alcuni giovani coetanei Rom.